Ordinare il disordine organizzativo

 

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Ordinare il disordine organizzativo: quando (e se) conviene?

di Antonio Miele

La figura dello specialista organizzativo è sempre più diffuso nelle aziende che sono (o provano ad essere) maggiormente strutturate.

Quando non fa parte in pianta stabile dell’organigramma aziendale si ricorre ad un consulente o talvolta ad un processo formativo quando si sente l’esigenza di “mettere ordine” nell’organizzazione..

La domanda che bisogna porsi è probabilmente la seguente: il disordine organizzativo è sempre un “male e va necessariamente “combattuto”?

Un primo fattore da osservare è l’equilibrio all’interno della struttura; ci sono funzioni che si “pestano i piedi”? Ruoli poco chiari in termini di contenuti o responsabilità?

E laddove tutto ciò sia esistente in che misura incide sul successo o sul benessere della struttura?

Non è raro che l’assenza di una chiara e razionale procedurizzazione e la creazione di processi strutturati possa talvolta “ingessare” l’organizzazione; possa creare alibi, piuttosto che opportunità; possa frenare quella fisiologica creatività che spesso è alla base del successo di un complesso aziendale.

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Lo specialista organizzativo (o il consulente che interviene su tali ambiti) non deve “innamorarsi” del proprio tecnicismo; tantomeno deve imporlo necessariamente.

Deve piuttosto capire in che misura un proprio intervento finalizzato a mettere ordine sia necessario (e in che misura); dovrà comprendere quanto l’organizzazione sia matura per tali processi, a volte “traumatici”.

E soprattutto responsabilizzare i principali interlocutori a farsi carico della “sponsorizzazione” di tali interventi per evitare di essere considerato come un “guastafeste”.

A volte potrà essere più saggio e corretto effettuare un passo indietro o addirittura una messa in stand by del presunto ordine da costituire; in questo caso si potrà inizialmente deludere il committente che sperava di individuare nella procedurizzazione la fisiologica risposta alle aree di miglioramento aziendali.

Tuttavia se riuscirà a motivare e rendere tangibile anche la ragione del mancato intervento (piuttosto che il “forzato” intervento), potrà accreditarsi in maniera più efficace all’interno di un contesto organizzativo, sia che operi dall’interno o da consulente esterno.

l primo step è quindi sicuramente saper individuare la zona in cui “risiede” il disordine.

Ma successivamente chiedersi dove, quando e se è il caso di intervenire; e soprattutto tener sempre conto dei tratti valoriali e culturali, palesi o impliciti, presenti e di quella futuri dell’organizzazione: dimmi cosa sei, come vuoi essere e ti dirò come organizzarti (o meno!).

Bibliografia consigliata

Antonio Miele
HR Consultant
Dal 1999 nel settore della formazione, selezione e sviluppo, esperienze di 5 anni in multinazionali e aziende italiane e come consulente in ambito di orientamento al lavoro e analisi fabbisogni formativi, docente presso Master per neolaureati. Ideatore di Trainingaming®, modalità formativa basata sulla metafora del gioco di società per i comportamenti organizzativi.
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