Fase 2 Covid-19: ancora Smart Working per imprese e professionisti

 

 

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Fase 2 Covid-19: ancora Smart Working per imprese e professionisti

di Avv. Mario Fusani – GF Legal

Adottato da molte aziende nella fase di emergenza del Covid-19, con il nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26 aprile, la modalità di lavoro agile si conferma come punto di riferimento anche per la fase post lockdown.
Pro e contro di una nuova modalità lavorativa.

In questo momento storico, durante il quale l’emergenza del Covid-19 ha colpito duramente il nostro Paese, molte aziende sono state costrette a favorire l’adozione dello smart working.

Con l’emergenza coronavirus, infatti, un‘alternativa alla tipologia della prestazione lavorativa, è stata  rappresentata dall’utilizzo dello smart working che, ai sensi della L. 81/2017 può essere svolto in remoto dal lavoratore subordinato, senza la sua necessaria presenza sul posto di lavoro.

I decreti del governo e per ultimo il Decreto del Presidente del Consiglio del Ministri del 26 aprile 2020, hanno invitato le imprese al massimo utilizzo di modalità di lavoro agile per tutte quelle attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza.

Il lavoro agile da remoto è stato agevolato con condizioni semplificate su tutto il territorio nazionale. Normalmente l’azienda avrebbe dovuto sottoscrivere un accordo con il lavoratore ma grazie al decreto ministeriale del 23 febbraio 2020 e relativo alle misure da adottare per contenere il contagio del virus, così come confermato dal DPCM del 26 aprile 2020, l’utilizzo è stato facilitato anche dalla non necessaria sottoscrizione di tale accordo tra le parti per l’intera durata dello stato di emergenza pari a sei mesi (decretato dal Consiglio dei Ministri dal 31 gennaio 2020).

Le aziende hanno dovuto così adottare soluzioni di lavoro alternative per far fronte ad una emergenza di salute nazionale. Per molte realtà aziendali è stata una novità assoluta. Altre aziende già facevano un uso parziale dello smart working ma oggi, ai tempi del coronavirus, i lavoratori agili sono diventati milioni e milioni, grazie anche all’aiuto della tecnologia moderna.

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LAVORO AGILE PER L’AZIENDA

Proprio a causa dell’ emergenza coronavirus, la necessità di porre in essere un impiego diffuso dello smart working ha permesso alle aziende, ma anche ai lavoratori, di sperimentare in modo concreto una “nuova” modalità di esecuzione lavorativa; nella maggior parte dei casi, infatti, all’interno delle singole realtà aziendali l’impiego dello smart working veniva ancora esaminato e valutato in modo prettamente teorico, lasciando spazio a dubbi e perplessità in termini di risultati e potenzialità organizzative.

Bisogna, tra l’altro, tenere in considerazione che lo smart working, in questo preciso momento storico  e nelle aziende presso le quali è stato possibile adottarlo,  è stato applicato a tantissimi lavoratori e, addirittura, in alcune realtà aziendali, alla totalità dei lavoratori occupati. Le stesse aziende in una situazione di “normalità” e non di emergenza, non avrebbero mai utilizzato lo smart working o lo avrebbero utilizzato per effettive esigenze organizzative e produttive aziendali, non dettate da misure eccezionali governative e applicando tale strumento solo in alcuni settori o coinvolgendo solo alcuni lavoratori.

Quello che è certo, è che il lavoro da remoto, in questo momento emergenziale, ha permesso a molte aziende, non solo di evitare il ricorso agli ammortizzatori sociali, continuando regolarmente l’attività lavorativa ma ha anche permesso, la gestione di un aumento della domanda in alcuni settori in cui, a causa dell’emergenza del covid-19, le richieste dei clienti sono addirittura aumentate.

E’ ancora presto per trarre delle conclusione e per comprendere l’impatto positivo o meno dell’ “utilizzo di massa” che tale modalità esecutiva ha avuto in questo periodo ma soprattutto le conseguenze e la futura applicabilità del lavoro agile nei confronti di così tanti destinatari; una visione più chiara si potrà avere, forse, alla fine di questo difficile periodo di crisi.

LAVORO AGILE PER IL DIPENDENTE

E’ sicuramente possibile affermare che lo smart working non è per tutti i lavori e per tutte le imprese perché per ottenere effetti positivi sulla soddisfazione del lavoratore ma anche sulla produttività ed efficacia della prestazione lavorativa bisogna progettare in modo coerente le caratteristiche del lavoro, i sistemi di monitoraggio e di valutazione e di valorizzazione del lavoro svolto a distanza. Inoltre, non sono da sottovalutare gli effetti negativi che alcuni datori di lavoro e lavoratori hanno vissuto proprio a causa di questo periodo di lavoro da remoto “forzato”. Si tratta in particolare di lavoro poco autonomi, lavori che hanno bisogno di contatti costanti con l’esterno, di connessione continue con gli altri e soprattutto con risultati difficilmente misurabili, lavorando in una organizzazione che non ha attuato obiettivi specifici e sistemi di valutazione del lavoro a distanza.

Per ultimo, ma non di importanza, è necessario anche tenere in considerazione le particolari caratteristiche della personalità di ciascun lavoratore, il bisogno di socialità di ciascuno; talvolta il lavoro da remoto può portare conseguenze negative in termini di rendimento ed un venir meno degli stimoli migliorativi e produttivi del singolo lavoratore. E se il lavoro da casa si protrae per l’intera giornata, la natura generale del lavoro in remoto può tramutarsi in senso di isolamento.

SMART WORKING: ORGANIZZAZIONE E FLESSIBILITA’

La crisi attuale potrebbe essere considerata un’opportunità da cogliere per ripensare agli eventuali miglioramenti dei processi produttivi aziendali tramite anche l’ausilio dello smart working;  ma, in qualità di consulenti aziendali nella gestione dei rapporti di lavoro e delle relazioni sindacali, possiamo affermare che ogni società ha delle esigenze differenti e quindi sarà necessario valutare i pro ed i contro  rispetto ad ogni singola realtà aziendale e rispetto ai singoli lavoratori in essa impiegati, e rilanciare, ove possibile e vantaggioso, anche a fronte dell’esperienze vissuta in questo particolare momento storico, lo smart working attraverso degli obiettivi precisi che sostituiscono le forme di controllo e di misurazione quantitativa della prestazione.

Il successo di questa modalità lavorativa è racchiusa in due parole: organizzazione e flessibilità. Non sempre però è possibile attuare e applicare tale connubio.

 

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Avv. Mario Fusani
GF Legal
L’Avvocato Mario Fusani, giuslavorista e arbitro in materia di diritto del lavoro e sindacale, è negoziatore e coordinatore per i rinnovi di CCNL nazionali, territoriali e aziendali di diverse categorie. Tra le principali settori in cui opera segnaliamo: Metalmeccanico, Commercio, TLC, Editoria, Logistica, Entertainment, Agricoltura e Viticoltura. Lo studio GF Legal, con sede a Milano, Roma e Londra, opera da oltre 30 anni nell’ambito del diritto del lavoro, sindacale e delle relazioni industriali, della contrattazione individuale e collettiva, del diritto commerciale e societario. L’avvocato Mario Fusani, founding partner, e il team di avvocati fortemente specializzati in materia lavoristica, è in grado di assicurare alle aziende una consulenza, preventiva, day by day nella gestione dei rapporti di lavoro che gli permette di conoscere le esigenze delle imprese e delle persone al fine di proporre soluzioni personalizzate e di evitare il sorgere di contenziosi. GF Legal è, inoltre, in grado di assicurare una consulenza legale durante l’intero ciclo di vita dell’azienda, grazie alla collaborazione del team interno di avvocati esperti in diritto commerciale e societario, coordinato dall’avvocato, fonding partner, Cristina Gandolfi.

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