La Contestazione Disciplinare procedura e disciplina

 

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La Contestazione Disciplinare: procedura e disciplina

A cura di Errico Mazzoni

La delicatezza del procedimento disciplinare

Nel mondo delle risorse umane, una delle aree più sensibili e tecnicamente complesse e delicate è la gestione del procedimento disciplinare.

Una contestazione errata, ambigua o fuori tempo massimo può annullare l’intero provvedimento scaturente dal procedimento e causare danni reputazionali e legali all’azienda con conseguente danno di immagine e danno economico in capo all’azienda contestatrice.

In questo articolo vengono analizzati, punto per punto, tutti gli aspetti fondamentali del procedimento disciplinare, con particolare attenzione ai requisiti formali, ai diritti del lavoratore e agli errori da evitare.

Indice dei contenuti

Il primo requisito: il codice disciplinare

La procedura è articolata secondo l’art. 7 dello Statuto dei Lavoratori ed ha determinate regole e requisiti: Il primo requisito formale è l’esistenza ed affissione del codice disciplinare, ovvero l’elenco delle infrazioni e delle relative sanzioni, previsto dal CCNL applicato; il codice deve essere affisso in luogo accessibile, visibile e fruibile da tutti i lavoratori, tant’è che se non è stato affisso in luogo accessibile a tutti o non è stato formalmente consegnato al lavoratore, ogni sanzione disciplinare rischia di essere annullata per vizio formale: anche se palesemente contraria alla regolare condotta aziendale, rischia di non essere applicabile poiché non vi sono gli elementi basilari per poter associare una condotta “criminosa aziendale” ad una sanzione applicabile.

Il secondo requisito: tempestività e specificità

Il secondo requisito risiede nella modalità di acquisizione e denuncia della contestazione secondo due fattispecie, ovvero tempestività e specificità.

Tempestività: La contestazione deve avvenire entro pochi giorni (di norma 5-10) dalla conoscenza del fatto da parte del datore di lavoro o dei soggetti delegati all’esercizio del potere disciplinare (es. HR o responsabile diretto).

Specificità: La lettera deve indicare in modo preciso e circostanziato data e ora del fatto, luogo, e descrizione oggettiva della condotta. Per oggettiva si intende una descrizione “asettica” e cioè senza dare giudizi personali o di qualsivoglia natura.

Esempio di contestazione disciplinare asettica

Adesso, pongo in essere un esempio classico e basilare di contestazione disciplinare seguendo una descrizione asettica ma indicante data luogo ed ora dell’accaduto: “In data 3 maggio 2025, alle ore 9:05, presso lo stabilimento di XYZ, Lei ha utilizzato linguaggio offensivo nei confronti del collega Mario Verdi, in presenza di altri due colleghi…”

Modalità di invio e validità della consegna

Per ciò che concerne modalità di invio o di consegnainvece, la contestazione deve essere tracciabile e consegnata o a mano con firma per ricevuta (con la classica dicitura per presa visione ed accettazione), o a mezzo PEC o con raccomandata A/R. Non è idonea invece, a fini probatori, né la doppia spunta blu nelle chat Whatsapp, né l’e-mail che conferma il ricevimento da parte del destinatario.

Il diritto di replica del lavoratore

Dopo la consegna o l’invio della celeberrima quanto temuta lettera di contestazione, il lavoratore ha diritto di replica e nello specifico può presentare giustificazioni scritte o richiedere un’audizione difensiva; deve avere almeno 5 giorni di tempo dalla ricezione della contestazione per esercitare il diritto di risposta scritta, cioè può rispondere entro il termine di 5 giorni (termine disciplinato mai in pejus dal CCNL di riferimento, tant’è che l’art. 7, St. lav., prevede che nessun provvedimento disciplinare, eccetto il rimprovero verbale, possa essere irrogato prima che siano trascorsi 5 giorni dalla contestazione per iscritto dei fatti).

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L’audizione difensiva e la verbalizzazione

Durante l’audizione invece può farsi assistere da un rappresentante sindacale o da persona di fiducia, mai da un avvocato. La ratio risiede nell’evitare che avvicendandosi con un’legale, vi si getti altra “benzina sul fuoco”. L’azienda è tenuta poi a verbalizzare l’incontro, che andrà firmato da tutti i presenti.

L’irrogazione della sanzione

Una volta ricevute le giustificazioni, o dopo l’audizione, l’azienda può procedere ad archiviare il procedimento o irrogare una sanzione proporzionata al fatto commesso. Queste ipotesi scattano anche se sono trascorsi i famosi 5 giorni e non vi è stata alcuna risposta.

Tipologie di sanzioni disciplinari

A seconda del CCNL applicato, vi sono diverse tipologie di sanzioni: richiamo verbale o scritto, multa, sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, licenziamento disciplinare (per giusta causa o giustificato motivo soggettivo). Anche la comunicazione della sanzione deve essere scritta, motivata e tracciabile, come la contestazione.

Il principio di gradualità

Nell’applicare la sanzione vige il principio di gradualità che impone al datore di lavoro di modulare la sanzione disciplinare in base alla gravità oggettiva e soggettiva del fatto, alla recidiva o meno del lavoratore o alle circostanze specifiche (intenzionalità, danno arrecato, precedenti, ruolo del lavoratore, ecc.). Un esempio corretto di gradualità è il seguente:
Prima infrazione lieve = richiamo scritto – Seconda infrazione simile = multa o sospensione – Infrazione grave o recidiva = sospensione o licenziamento
Un esempio errato è dato invece da un lavoratore che arriva in ritardo per la prima volta e riceve una sospensione di 5 giorni; la sanzione sproporzionata è potenzialmente annullabile.

Conservazione della documentazione

Una volta evasi tutti questi passaggi con le relative tempistiche, tutta la documentazione (contestazione, memorie, verbali, comunicazioni) deve essere conservata agli atti del personale e accessibile in caso di contenzioso o ispezione.

Gli errori da evitare

La procedura è complessa, e bisogna evitare i seguenti errori molto comuni, che potrebbero inficiare o addirittura invalidare tutto il procedimento: Contestazione generica o formulata in modo vago, ritardo eccessivo nella notifica del fatto, mancanza di prova della consegna, violazione del diritto di difesa, sanzione eccessiva rispetto al fatto (principio di proporzionalità)

Conclusione: rigore, equilibrio e metodo

In conclusione, una procedura disciplinare ben gestita è tutela per l’azienda e garanzia per il lavoratore. Non è un atto punitivo fine a sé stesso, ma uno strumento di regolazione interna, che richiede molta attenzione sia ai dettagli giuridici che a quelli documentali. L’HR deve agire con rigore, equilibrio e metodo nel rispetto di tempi e metodi disciplinati dalla legge.

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Errico Mazzoni
Laureato in Giurisprudenza e Master in Management delle Risorse Umane, ha lavorato in agenzie per il lavoro dal contesto multinazionale prima di ricoprire attualmente il ruolo di HR Plant presso un'importante azienda manifatturiera italiana. È anche docente di organizzazione e gestione del personale, nonché autore di articoli inerenti il mondo delle risorse umane.

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Fonti Normative e Giurisprudenziali

Le fonti normative e giurisprudenziali riportate qui di seguito sono state selezionate con Lexmate.AI, la piattaforma di AI generativa progettata per supportare i professionisti HR nell’analisi del diritto del lavoro italiano. Scopri di più

Requisiti formali della contestazione

    • Legge n. 300/1970 (Statuto dei Lavoratori), Art. 7: Regolamenta le sanzioni disciplinari e la necessità di portare a conoscenza dei lavoratori le norme disciplinari.
    • Codice Civile, Art. 2119: Riguarda le sanzioni disciplinari e la necessità di specificare le infrazioni.
    • Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL): Ogni CCNL può contenere disposizioni specifiche riguardanti il codice disciplinare e le procedure di contestazione.

Tempestività e specificità della contestazione

    • Legge n. 300/1970, Art. 7: Stabilisce l’obbligo di contestazione tempestiva e specifica.

    • Giurisprudenza:

      • Cass. 21 giugno 2016, n. 12824: Riconosce la necessità di immediatezza nella contestazione.
      • Cass. 15 giugno 2016, n. 12337: Sottolinea la compatibilità della tempestività con la complessità dell’organizzazione aziendale.
      • Cass. 26 maggio 2000, n. 6925: Evidenzia l’importanza della continuità cronologica tra la mancanza disciplinare e la contestazione.

Modalità valide di comunicazione e notifica

    • Legge n. 300/1970, Art. 7: Indica che la contestazione deve essere comunicata per iscritto.

    • Giurisprudenza:

      • Cass. 7 agosto 2003, n. 11933: Riconosce la necessità di una comunicazione chiara e documentata.

Diritto di difesa del lavoratore

    • Legge n. 300/1970, Art. 7: Prevede il diritto del lavoratore di essere ascoltato e di presentare una memoria scritta.

    • Giurisprudenza:

      • Cass. 16 ottobre 2019, n. 26199: Sottolinea l’importanza della specificità della contestazione per garantire il diritto di difesa.

Irrogazione e proporzionalità delle sanzioni disciplinari

    • Legge n. 300/1970, Art. 7: Stabilisce limiti alle sanzioni disciplinari e la necessità di proporzionalità.

    • Giurisprudenza:

      • Cass. 12 gennaio 2016, n. 281: Riconosce la necessità di valutare la gravità della condotta in relazione alla sanzione.

Conservazione della documentazione disciplinare

    • Legge n. 300/1970, Art. 7: Impone l’obbligo di conservare la documentazione relativa al procedimento disciplinare.

    • Giurisprudenza:

      • Cass. 5 dicembre 2017, n. 29056: Sottolinea l’importanza della documentazione per la legittimità della sanzione.

Errori più comuni secondo la giurisprudenza

    • Giurisprudenza:

      • Cass. 14 maggio 2018, n. 11583: Riconosce errori nella procedura di contestazione e nella comunicazione.
      • Cass. 7 luglio 2001, n. 9253: Sottolinea l’importanza di non violare il principio di immediatezza.

Fonti ufficiali e commentari consigliati

    • Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL): Pubblica linee guida e circolari relative alla disciplina del lavoro.
    • Commentari al Codice del Lavoro: Libri e articoli di esperti in diritto del lavoro che analizzano la normativa e la giurisprudenza.
    • Riviste giuridiche specializzate: Offrono articoli e approfondimenti su casi recenti e tendenze nel diritto del lavoro.
News e fonti: Dimissioni di Fatto” per Assenza Ingiustificata: Analisi della Nuova Disciplina e Procedura Operativa”

Il DDL Lavoro (1264/2024) ha introdotto una novità significativa nel panorama del diritto del lavoro italiano: le “dimissioni di fatto”. Questa disposizione, contenuta nell’articolo 19, mira a contrastare l’abuso delle assenze ingiustificate prolungate da parte di alcuni lavoratori, che le utilizzavano come escamotage per ottenere il licenziamento e, di conseguenza, l’indennità di disoccupazione NASpI. La norma, pur essendo un tentativo di riequilibrare i rapporti tra datore di lavoro e lavoratore, solleva diverse questioni interpretative e applicative che meritano un’analisi approfondita.

Il Problema di Fondo:

La norma nasce dall’esigenza di contrastare una pratica diffusa: lavoratori che, intenzionati a lasciare il proprio impiego, preferivano accumulare assenze ingiustificate piuttosto che dimettersi formalmente. Questo comportamento costringeva i datori di lavoro ad avviare una costosa procedura di licenziamento, pagando il “ticket licenziamento”, mentre il lavoratore otteneva indebitamente la NASpI, indennità destinata a chi perde il lavoro involontariamente. Questa distorsione del sistema previdenziale ha spinto il legislatore ad intervenire con la nuova disciplina delle “dimissioni di fatto”.

La Nuova Disciplina: Articolo 19 del DDL Lavoro

L’articolo 19 del DDL Lavoro stabilisce che, in caso di assenza ingiustificata del lavoratore protratta oltre il termine previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) applicato al rapporto di lavoro, o, in mancanza di previsione contrattuale, superiore a quindici giorni, il datore di lavoro deve comunicare tale situazione alla sede territoriale dell’Ispettorato nazionale del lavoro (INL). L’Ispettorato, a sua volta, “può verificare la veridicità della comunicazione”. Se l’accertamento conferma l’assenza ingiustificata, il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore, equiparato quindi a dimissioni.

Clausola di Salvaguardia:

È fondamentale sottolineare che la norma prevede una clausola di salvaguardia: le “dimissioni di fatto” non si applicano se il lavoratore riesce a dimostrare che l’impossibilità di comunicare i motivi della sua assenza è dovuta a forza maggiore o a un fatto imputabile al datore di lavoro (ad esempio, mancato pagamento dello stipendio o violazioni delle norme sulla sicurezza). Questa clausola è essenziale per evitare abusi e garantire la tutela dei lavoratori.

Conseguenze Pratiche:

Le conseguenze pratiche della norma sono significative:

1. Per il datore di lavoro: Evita il costo del licenziamento (ticket licenziamento) e la procedura disciplinare.
2. Per il lavoratore: Perde il diritto alla NASpI, in quanto la risoluzione del contratto è considerata volontaria.

Diagramma di Flusso:

Ecco un diagramma di flusso che riassume la procedura da seguire, tenendo conto delle nuove disposizioni:

1. Assenza Ingiustificata del Lavoratore: Il processo inizia con l’assenza ingiustificata del lavoratore.
2. Verifica del Termine di Assenza: Il datore di lavoro verifica se l’assenza si protrae oltre:
2.1 Il termine previsto dal CCNL applicato al rapporto di lavoro.
2.2 In mancanza di previsione contrattuale, 15 giorni.
3. Comunicazione all’INL: Se l’assenza supera i termini indicati, il datore di lavoro comunica la situazione alla sede territoriale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL).
4. Verifica dell’INL: L’INL “può” verificare la veridicità della comunicazione del datore di lavoro.
5. Accertamento dell’Assenza Ingiustificata:
5.1 **Accertamento positivo:** Se l’INL conferma l’assenza ingiustificata, il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore (dimissioni di fatto).
5.2 **Accertamento negativo:** Se l’INL non conferma l’assenza ingiustificata, il rapporto di lavoro prosegue.
6. Clausola di Salvaguardia: Il lavoratore ha la possibilità di dimostrare che l’impossibilità di comunicare i motivi della sua assenza è dovuta a:
* Forza maggiore.
* Fatto imputabile al datore di lavoro.
7. Esito della Clausola di Salvaguardia:
7.1 **Dimostrazione della forza maggiore o fatto imputabile al datore di lavoro:** Le “dimissioni di fatto” non si applicano, il rapporto di lavoro prosegue.
7.2 **Mancata dimostrazione:** Le “dimissioni di fatto” si applicano, il rapporto di lavoro si intende risolto per volontà del lavoratore.
8. Comunicazione Obbligatoria di Cessazione: In caso di “dimissioni di fatto”, il datore di lavoro effettua la comunicazione obbligatoria di cessazione del rapporto di lavoro.
9. Perdita del Diritto alla NASpI: Il lavoratore perde il diritto all’indennità di disoccupazione NASpI.

Analisi

La norma sulle “dimissioni di fatto” presenta diverse criticità che meritano un’analisi approfondita:

1. **Discrezionalità dell’INL:** La norma prevede che l’INL “può” verificare la veridicità della comunicazione del datore di lavoro, lasciando una certa discrezionalità all’Ispettorato. Questo solleva preoccupazioni riguardo alla effettiva tutela del lavoratore, in quanto non è chiaro quali siano i criteri e le modalità di verifica.
2. **Procedura di Contestazione:** La norma non chiarisce la procedura per contestare la decisione dell’INL e la possibilità di ricorrere al giudice del lavoro. Questo crea incertezza e potrebbe lasciare il lavoratore senza adeguati strumenti di tutela.
3. **Delega alla Contrattazione Collettiva:** La norma richiama il ruolo della contrattazione collettiva nella definizione del termine di assenza ingiustificata oltre il quale si configura la “dimissione di fatto”. Questa delega potrebbe portare a disparità di trattamento tra lavoratori sottoposti a diversi CCNL.
4. **Onere della Prova:** L’onere della prova per dimostrare la forza maggiore o il fatto imputabile al datore di lavoro ricade sul lavoratore, il che potrebbe essere difficile in alcune situazioni.
5. **Rischio di Abusi:** Nonostante la clausola di salvaguardia, esiste il rischio che alcuni datori di lavoro possano abusare della norma per liberarsi di lavoratori indesiderati, soprattutto in contesti di precarietà.

Conclusioni:

Le “dimissioni di fatto” rappresentano un tentativo di contrastare un fenomeno di abuso, ma la sua efficacia e la sua equità dipendono dalla corretta applicazione e dall’interpretazione giurisprudenziale. La chiarezza procedurale, la tutela dei diritti del lavoratore e la definizione di criteri oggettivi per la verifica da parte dell’INL saranno cruciali per evitare che la norma si trasformi in uno strumento di ulteriore precarietà e vulnerabilità.

Raccomandazioni:

1 **Linee Guida dell’INL:** È fondamentale che l’Ispettorato Nazionale del Lavoro emani linee guida chiare e dettagliate per l’applicazione della norma, specificando i criteri di verifica e le modalità di contestazione.
2 **Monitoraggio dell’Applicazione:** È necessario monitorare attentamente l’applicazione della norma per individuare eventuali criticità e apportare correzioni.
3 **Intervento della Giurisprudenza:** Sarà fondamentale l’intervento della giurisprudenza per chiarire i punti controversi e garantire un’interpretazione uniforme della norma.
4 **Tutela dei Lavoratori:** È necessario rafforzare gli strumenti di tutela dei lavoratori, garantendo loro la possibilità di contestare le decisioni dell’INL e di ricorrere al giudice del lavoro.
5 **Informazione e Formazione:** È importante informare e formare datori di lavoro e lavoratori sulla nuova disciplina, per evitare abusi e garantire una corretta applicazione della legge.

In sintesi, la nuova disciplina delle “dimissioni di fatto” rappresenta un cambiamento significativo nel diritto del lavoro italiano. La sua corretta applicazione e interpretazione saranno fondamentali per garantire un equilibrio tra le esigenze dei datori di lavoro e la tutela dei diritti dei lavoratori. Il monitoraggio costante e l’intervento della giurisprudenza saranno cruciali per evitare che la norma si trasformi in uno strumento di ulteriore precarietà e vulnerabilità.

Istituti e norme correlate:Istituti e norme correlate:

LEGGE n. 300 del 20 maggio 1970 Art. 7. – (Sanzioni disciplinari)
LEGGE n. 604 del 15 luglio 1966 Art. 6. –
LEGGE n. 604 del 15 luglio 1966 Art. 5. –
Giurisprudenza:
Cass. 16 ottobre 2019 n. 26199
Cass. 7 febbraio 2020 n. 3820
Cass. 30 settembre 2022 n. 28502
Cass. 12 gennaio 2016 n. 281
Cass. 20 marzo 2018 n. 6889
Cass. 26 maggio 2000 n. 6925
Cass. 7 agosto 2003 n. 11933
Cass. 14 maggio 2018 n. 11583
Cass. 7 dicembre 2021 n. 38878
Cass. 7 luglio 2001 n. 9253
Cass. 5 dicembre 2017 n. 29056
Cass. 14 aprile 2022 n. 12321
Cass. 21 giugno 2016 n. 12824
Cass. 25 gennaio 2016 n. 1248
Cass. 15 giugno 2016 n. 12337
Tribunale Roma Sezione L Civile Sentenza 6 marzo 2018 n. 1657

Approfondimento realizzato con il supporto di Lexmate.AI, piattaforma di AI generativa per professionisti HR

FAQ

[clicca sulla domanda per visualizzare la risposta]
Cos’è una contestazione disciplinare?

È l’atto con cui il datore di lavoro contesta formalmente un comportamento scorretto del dipendente, avviando il procedimento disciplinare.

Quali sono i requisiti formali di una contestazione disciplinare?

La contestazione deve riferirsi a un codice disciplinare affisso e accessibile, e contenere una descrizione specifica e tempestiva del fatto.

Entro quanto tempo va notificata una contestazione?

La contestazione deve essere fatta entro pochi giorni dalla conoscenza del fatto (in genere 5-10), per rispettare il principio di tempestività.

Come deve essere consegnata la lettera di contestazione?

La consegna deve essere tracciabile: a mano con firma, tramite PEC o raccomandata A/R. Non sono valide le comunicazioni informali.

Il lavoratore può difendersi dopo aver ricevuto una contestazione?

Sì, ha diritto a presentare una memoria scritta o richiedere un’audizione, entro almeno 5 giorni dalla ricezione della contestazione.

Chi può assistere il lavoratore durante l’audizione?

Il lavoratore può farsi assistere da un rappresentante sindacale o persona di fiducia, ma non da un avvocato.

Quali sanzioni possono essere applicate?

Richiamo verbale o scritto, multa, sospensione, fino al licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo.

Cos’è il principio di proporzionalità nelle sanzioni?

È l’obbligo per il datore di lavoro di commisurare la sanzione alla gravità e alle circostanze della condotta contestata.

Per quanto tempo deve essere conservata la documentazione disciplinare?

Tutta la documentazione va conservata agli atti del personale per eventuali ispezioni o contenziosi.

Quali sono gli errori più comuni da evitare?

Ritardi, contestazioni vaghe, mancanza di tracciabilità, violazione del diritto di difesa e sanzioni sproporzionate.

Glossario dei termini chiave

Termine Definizione
Contestazione disciplinare Comunicazione formale con cui l’azienda addebita un comportamento scorretto al dipendente.
Codice disciplinare Documento che elenca infrazioni e relative sanzioni, da affiggere in luogo accessibile.
Tempestività Obbligo di notificare la contestazione in tempi rapidi dalla conoscenza del fatto.
Specificità Necessità di descrivere con precisione fatti, luoghi, date e modalità del comportamento contestato.
PEC Posta Elettronica Certificata, mezzo legale di comunicazione con valore probatorio.
Audizione difensiva Incontro tra lavoratore e azienda in cui il primo può presentare la propria difesa, assistito da una persona di fiducia.
Proporzionalità Principio secondo cui la sanzione deve essere adeguata alla gravità della condotta.
Recidiva Reiterazione di comportamenti sanzionabili nel tempo da parte del lavoratore.
CCNL Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, che disciplina diritti e doveri delle parti nel settore di riferimento.
Archiviazione Atto con cui l’azienda decide di non procedere alla sanzione dopo le giustificazioni del dipendente.

 

La Contestazione Disciplinare: procedura e disciplina

Sintesi del contenuto

L’articolo esamina in modo dettagliato il procedimento disciplinare nei rapporti di lavoro subordinato, evidenziando le regole stabilite dallo Statuto dei Lavoratori (art. 7) e dai CCNL. Vengono analizzati i requisiti formali della contestazione (codice disciplinare affisso), la necessità di tempestività e specificità nella comunicazione, le modalità corrette di invio, i diritti del lavoratore (giustificazioni scritte, audizione), la proporzionalità della sanzione e l’importanza della corretta documentazione. Sono inoltre evidenziati gli errori procedurali più comuni e i principi giurisprudenziali applicabili. L’intero processo viene presentato come uno strumento di regolazione e garanzia, non come un atto punitivo.

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