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Informarsi ottimizzando i tempi: errori e consigli

La vita moderna richiede efficienza e per restare al passo è necessario apprendere sempre nuove nozioni. Diventa quindi indispensabile saper ottimizzare i tempi tra studio e lavoro.

di Risorse Umane HR

Assistiamo a delle conferenze, partecipiamo a corsi di formazione, leggiamo libri, … ma spesso, giunti al termine, ci accorgiamo di avere solo accumulato tante incertezze e lacune.

La desuetudine all’attenzione

Molto spesso la desuetudine a porre attenzione (e soprattutto l’interesse) su ciò che svolgiamo unitamente alla scarsa utilizzazione dinamica delle capacità mnemoniche, ci impediscono di ritenere le informazioni anche appena apprese.

Ciò che accogliamo nella nostra memoria è solitamente molto meno di quello che si potrebbe fare sapendo sfruttare le grandi potenzialità della nostra mente.

Una informazione appresa quasi mai viene ricordata nella sua completezza. Il rischio di dimenticare qualche dettaglio importante, o ancor peggio, di “crearne” altri inesistenti può stravolgerne l’intero significato.

Identifichiamo i rimedi esaminando i motivi di tali incongruenze.

1. L’atteggiamento Mentale.

L’atteggiamento può essere di apatia, di finzione o di attenzione che può essere a sua volta attiva oppure passiva.

L’apatia si riscontra quando si è annoiati. E’ da notare che lo stato apatico non dipende da quanto stiamo leggendo o ascoltando, ma deriva da uno stato mentale precedente: la lettura e l’ascolto, risultano noiosi per mera congruenza.

Possiamo affermare che una persona annoiata assiste a cose noiose. In questi casi non rimane che fare una constatazione: stiamo perdendo del tempo prezioso.

La cattiva abitudine del vivere apaticamente è il più grosso errore che si può commettere poiché il tempo perduto non ci sarà restituito.

2. La finzione

Il secondo tipo di atteggiamento è quello della finzione: altra cattiva abitudine che a volte ci fa agire inconsapevolmente.

Al lavoro, per esempio, il capo può fingere di ascoltare i suoi dipendenti per educazione o anche solo per non suscitare problemi nelle relazioni quotidiane, e intanto, pensa ad altro o seguita a scrivere.

Anche nella lettura si è spesso disattenti. Possiamo leggere un libro, arrivare alla fine e accorgersi di non avere compreso nulla. L’occhio a seguito le parole ma la mente non le ha assimilate. Il rimedio per questo atteggiamento è semplice: smettere di fingere ed iniziare a porre attenzione.

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3. L’attenzione

Il terzo tipo di atteggiamento, quello di attenzione, che apparentemente sembra corretto; ma occorre distinguere fra attenzione attiva e passiva.

Noi impariamo a leggere intorno ai sei anni, scandiamo le lettere singolarmente, le uniamo formando parole e ne comprendiamo il significato. Poi proseguiamo sempre più rapidamente, pronunciandole a voce alta. Per l’apprendimento iniziale tutto ciò è necessario finché la mente non impara ad associare istantaneamente le funzioni del leggere e parlare. 

Parlando correttamente si pronunciano dalle 125 alle 150 parole al minuto; leggendo se ne scorrono altrettanto, sebbene la mente ne elabori più di 1000.

Il divario tra le parole lette o pronunciate e quelle elaborate mentalmente, viene definito “tempo differenziale” e ammonta a circa 850 parole al minuto. In sostanza le capacità mentali sono molto superiori a quelle che utilizziamo per leggere e ascoltare.

Ora possiamo puntualizzare la differenza fra l’attenzione attiva e passiva, condizionata dal tempo differenziale.

4. Le emozioni

Un altro problema può essere causato dalle emozioni eccessive: troppo entusiasmo o paura, o in generale le emozioni forti, causano distorsioni nell’ascolto e durante la lettura.

Ad esempio, quando siamo troppo coinvolti da una discussione, anziché continuare ad ascoltare, spesso elaboriamo anticipatamente quello che dovremmo dire dopo.

5. Le suggestioni

Un altro inconveniente nasce quando siamo suggestionati da particolari o dettagli: mentre ascoltiamo una persona possiamo essere distratti dal suo aspetto, dal particolare abbigliamento o dall’arredamento dell’ambiente circostante.

L’insieme di questi inconvenienti, correlati all’attenzione passiva, può essere definito con una sola parola: distrazione.

” L’eccessiva velocità della mente è la prima causa della distrazione, però si può imparare a trasformarla in vantaggio.”

Per esempio, in quel tempo differenziale, possiamo fare una sintesi di ciò che è stato detto, oppure riflettere sui punti principali o rivederli per chiedere ulteriori chiarimenti. 

Possiamo anche prevedere la conclusione del discorso o cercare di cogliere il messaggio nascosto tra le parole. Si possono osservare particolari e dettagli, naturalmente senza esserne catturati, mantenendo attiva l’attenzione, in cui i dettagli forniscono elementi aggiuntivi.

Infine, punto essenziale, nel caso della comunicazione, possiamo osservare il linguaggio non verbale, controllare se ciò che il conferenziere dice è coerente con quello che pensa. Attraverso il confronto fra le sue parole e i suoi gesti possiamo scoprire se sta mentendo oppure no.

Certo è che utilizzando una metodologia di apprendimento, si potrebbero migliorerebbe sostanzialmente le proprie capacità.

 

Tre consigli pratici per informarsi ottimizzando i tempi.

  1. rimanere vigili sul proprio atteggiamento quando si è all’ascolto di qualcuno o quando si sta leggendo e alla comparsa dell’atteggiamento apatico o di finzione, smettere subito;
  2. quando si è particolarmente efficienti e pronti, provare a premere un immaginario pulsante per “ l’attenzione attiva ” e iniziare ad utilizzare il tempo differenziale ponendosi delle domande sull’argomento che si sta leggendo o ascoltando. Ogni tanto fermarsi per verificare se si sta ancora effettivamente leggendo (o ascoltando) senza averne perso il filo del discorso e provare sempre più frequentemente;
  3. ascoltando o leggendo provare ogni tanto a chiedersi se il discorso in quel momento può essere classificato fra i principali, gli esemplificativi, i rimandi o altro; prendere appunti e controllare.

 

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