Leadership al femminile una battuta d’arresto globale secondo il LinkedIn Global Gender Gap Report 2025

 

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Leadership al femminile: una battuta d’arresto globale secondo il LinkedIn Global Gender Gap Report 2025

Una nuova indagine LinkedIn evidenzia che il tasso di assunzione di donne in posizioni di leadership è diminuito per il terzo anno consecutivo, tornando ai livelli di cinque anni fa. In Italia, il calo è dell’1,2%: un segnale di rallentamento dopo anni di progressi.

di RisorseUmane-HR.it

Giugno 2025 Il recente “LinkedIn Global Gender Gap Report 2025” rivela una preoccupante inversione di tendenza nella rappresentanza femminile nei ruoli di leadership, segnando il terzo anno consecutivo di calo a livello globale e riportando i dati ai livelli di cinque anni fa. Particolarmente significativo è il caso italiano, che registra una diminuzione dell’1,2%, interrompendo i progressi fatti dal 2015 al 2021.

Le donne, pur rappresentando quasi la metà della forza lavoro con una crescita graduale del 2% dal 2015 al 2024, occupano meno di un terzo delle posizioni dirigenziali, fermandosi al 30,9%. Se nel 2024 il 51% delle nuove assunzioni erano donne, solo il 33% riguardava ruoli di leadership. Questa discrepanza (circa il 16%) fra la presenza femminile complessiva e quella nei ruoli apicali evidenzia barriere persistenti e profonde.

Secondo il report, questa situazione coincide con una trasformazione economica cruciale determinata dall’intelligenza artificiale (AI). Cresce infatti la domanda di leader con competenze trasversali e multidimensionali, un ambito nel quale, evidenzia LinkedIn, le donne hanno il 35% di probabilità in più rispetto agli uomini di possedere esperienze rilevanti. Inoltre, le competenze femminili in aree come comunicazione, lavoro di squadra e creatività sono identificate come essenziali per una positiva integrazione dell’AI nel lavoro.

Francesca Lanzara, Large Enterprise Account Director di LinkedIn Italia, afferma chiaramente che il gender gap non è solo un problema di rappresentanza, ma un rischio concreto per l’economia, sottolineando che escludere le donne dalla leadership significa perdere talento, visione e competitività.

Confronto internazionale e settoriale

Il report evidenzia una forte variabilità internazionale nella leadership femminile: Finlandia (44,7%), Filippine (43,6%) e Giamaica (41,8%) hanno le percentuali più alte, mentre Arabia Saudita (11,5%), Maldive (10,2%) e Pakistan (11,6%) si trovano agli estremi opposti. Tra i settori, il calo più marcato nella leadership femminile si registra in Trasporti e Logistica (-41%), Servizi Finanziari (-40%), Tecnologia e Media (-37%), oltre che nelle costruzioni (11,0%), oil & gas (15,6%) e logistica e trasporti (19,0%), mostrando una forte discrepanza tra forza lavoro complessiva e leadership.

Progressione di carriera e generazioni

Un punto critico nella progressione di carriera è la “broken rung”, ovvero il calo significativo (-18%) della rappresentanza femminile nel passaggio da ruoli operativi a management. Generazionalmente, la rappresentanza femminile cresce nelle generazioni più giovani: Gen Z (53%), Millennials (51%), Gen X (42%), Boomers (29%). Tuttavia, il divario tra forza lavoro e leadership è più marcato proprio nelle generazioni giovani: Gen Z (36%) → divario del 31%, Millennials (35%) → 31,5%, Gen X (30%) → 29,5%, Boomers (21%) → 26%. Questo suggerisce che, man mano che le donne avanzano nella loro carriera, si trovano ad affrontare ostacoli crescenti per l’accesso ai ruoli di vertice.

Livello di istruzione

Le donne costituiscono la quota maggiore della forza lavoro tra chi possiede una laurea magistrale (53%) e diploma superiore (47%), con una significativa diminuzione nell’accesso alla leadership (-33%). Più contenuto il calo per le donne con laurea triennale, che passano dal 44,5% nella forza lavoro al 31,8% nei ruoli apicali.

Infine, LinkedIn suggerisce l’importanza crescente del modello “Skill-First”, che valorizza le competenze concrete rispetto ai titoli accademici tradizionali. In tale scenario, l’esclusione femminile dalle posizioni apicali non è solo ingiusta, ma anche controproducente per il progresso economico in un’epoca segnata da una radicale trasformazione tecnologica e culturale.

(Fonte: LinkedIn Global Gender Gap Report 2025)