Business Anthropology: il cambiamento che viene da lontano

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Business Anthropology: il cambiamento che viene da lontano

La Business Anthropology offre una prospettiva unica sull’interazione tra cultura e produttività aziendale. Mentre in Italia è ancora marginale, nel mondo anglosassone e nel Nord Europa è un approccio diffuso. È tempo di abbracciare questa disciplina che, unita alla psicologia, offre nuove e ampie dimensioni per il successo delle nostre imprese.

di Paolo Speranza

Quando parliamo di cultura aziendale che cosa intendiamo? In modo un po’ brutale potremmo dire che consiste in quello che fanno le persone al lavoro quando il loro capo non li controlla. In quei momenti diventa chiaro che è la motivazione l’elemento centrale. E la motivazione come può essere incrementata? Motivati si nasce o si diventa, qualcun altro può inculcarci la motivazione?

Vestiamo per un attimo i panni dell’agente Spooner, investigatore atipico del visionario film di fantascienza “Io, Robot”, Asimov docet. “Mi dispiace, le mie risposte sono limitate. Devi farmi le domande giuste”, dice l’ologramma. Riproviamo: quando gli individui sono motivati ad agire? “Questa, agente, è la domanda giusta”. La risposta è: “sono motivati ad agire per il meglio gli individui che si riconoscono come soggetti attivi e che percepiscono il loro agire rilevante e significativo”.

E quando ciò può accadere, viene a questo punto da chiedersi.

Il mondo è fatto di persone e culture, di caratteristiche psicologiche individuali e sistemi e organizzazioni culturali. Le radici psico-antropologiche sono quelle dell’essere umano. L’intelligenza culturale viene, quindi, da lontano, ed è uno strumento che può portare a cambiamenti e adattamenti profondi, quanto mai attuali, tenendo conto che la nostra realtà quotidiana ne è così ricca e costante testimone, tra pandemia, guerra, digitalizzazione, nuove tipologie e modalità di lavoro.

Gli individui nelle loro organizzazioni mantengono immutate le loro percezioni, emozioni, aspettative, interpretazioni. Attraverso l’antropologia riusciamo a guardare anche al contesto ambientale ed evolutivo delle aziende in cui sono calati. Questa visione abbraccia il mondo delle persone al lavoro in un quadro altamente inclusivo e completo.

Perché parliamo di antropologia?

L’antropologia è lo studio dell’essere umano dal punto di vista culturale, di quella cultura che, in diversi modi e in diversi tempi, appartiene agli esseri umani in qualsiasi epoca.

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Business Anthropology: Cultura, Innovazione, Successo

La Business Anthropology, intesa come l’antropologia applicata ai contesti di lavoro e di produttività, in Italia è ancora marginale, ma se guardiamo al mondo anglosassone e al Nord Europa appare molto più diffusa. Si occupa, in definitiva, della cultura nelle imprese, nelle sue varie dimensioni e cioè di:

  • Cultura del personale, dei lavoratori e delle lavoratrici, che sono portatori e portatrici di culture diverse, non necessariamente legate a ragioni geografiche, pensiamo ad aspetti quali età, genere, estrazione sociale. Le persone portano loro stesse nel lavoro in modo olistico e interconnesso, non a compartimenti stagni. Riuscire a fare in modo che il personale si senta accolto nella propria cultura è obiettivo di efficacia e inclusività per le aziende.
  • Cultura organizzativa, quel mondo fatto di tradizioni, artefatti, abitudini, valori, automatismi, consuetudini. Teniamo conto che la cultura organizzativa deve costantemente aggiornarsi per svolgere al meglio la sua funzione di mediazione tra i valori e le sensibilità emergenti e le gerarchie e divisioni del lavoro tradizionali. Eppure quando si è immersi in un determinata cultura organizzativa si hanno notevoli difficoltà a capirne le dinamiche.
  • Cultura dei portatori di interessi, i cui bisogni sono da intercettare e soddisfare. Le tecnologie e le dinamiche di trasformazione digitale esaltano oppure ostacolano la piena espressione del potenziale degli stakeholder? Le tecnologie in uso ne amplificano o mortificano la creatività e l’immaginazione? Li aiutano a riconfigurare l’utenza di beni e servizi in modi ancora impensabili e impensati?

La psico-antropologia, l’unione delle due visioni dell’essere umano, quella psicologica e quella culturale, ci aiuta a comprendere e ad accompagnare le persone nel loro percorso di apprendimento di una nuova rappresentazione di sé stesse, che è poi ciò che il cambiamento e la trasformazione chiedono loro.

Non dimentichiamo anche le risorse non umane. Ciò che è materiale, infatti, è il frame di azione. Noi ci comportiamo, ci relazioniamo e pensiamo in maniera diversa a seconda del contesto materiale in cui siamo inseriti e delle relazioni con i nostri oggetti, che contribuiscono a costruire quello che siamo. Questo ci fa capire quanto lo spazio materiale di lavoro sia in qualche modo un mondo simbolico che si integra con il nostro mondo personale.

Questa nuova prospettiva è tanto impegnativa quanto affascinante e ricca di possibilità di soddisfazione e successo. L’impegno, poi, è ben profuso, perché contiene e previene meglio le inevitabili problematiche di trasformazione.

Eccoci di nuovo nei panni dell’agente Spooner, stanco e sanguinante per le battaglie contro i robot, che si presenta alla porta della donna con cui collabora, non senza resistenze, per risolvere il caso. Battaglie che, credetemi, non sono molto diverse e cruenti da quelle che dobbiamo spesso combattere per l’innovazione e il cambiamento. “Ma lei non ce l’hai mai una giornata normale?” gli chiede la donna. La nostra risposta ironica potrebbe essere la stessa: sì, una volta, era un giovedì!

Semplice ma per nulla semplicistico è, quindi, dire che far sentire ognuno parte di un ingranaggio sociale e di un progetto di cambiamento fisico e simbolico sviluppa con forza e intensità il senso di appartenenza e la motivazione. Non illudiamoci, è un obiettivo faticoso, non immediato e che lascia sul campo i segni di violente battaglie, ma è esattamente ciò di cui le aziende oggi hanno un disperato bisogno. Le porterà davvero a migliorarsi e crescere, le porterà lontano. E scusate se è poco.

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Bibliografia consigliata:

 

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Paolo Speranza
Chief People & Innovation Officer
Psicologia, innovazione e tecnologia sono gli ingredienti del mio approccio al lavoro con le persone e le organizzazioni. Mi occupo di benessere lavorativo, crescita personale e organizzativa. Ho ricoperto ruoli spesso lontani fra loro, che mi hanno permesso di vedere le cose da punti di vista eterogenei. Esperienze che custodisco come un bene prezioso. Sono anche formatore e narratore.

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