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Resilienza e ricerca di un nuovo posto di lavoro
Prima di tutto, cominciamo con il dire che la ricerca di un nuovo posto di lavoro, inizia nel momento stesso in cui noi prendiamo atto che dobbiamo farlo.
E’ il momento più delicato perché per molti di noi è la prima volta, perché magari arriviamo da situazioni professionali devastanti quali mobbing, licenziamenti collettivi, licenziamento individuale, perdita del posto di lavoro per fallimento o trasferimento dell’azienda. Perché magari non siamo neanche più giovani e pieni di entusiasmo, perché non sappiamo cosa fare, dove iniziare, ci sentiamo persi, abbiamo paura di sbagliare, vediamo davanti a noi solo il buio, ci sentiamo soli, abbandonati e spaventati pensando al futuro. Ecco, è già in questa prima fase che diventa fondamentale l’essere una persona resiliente
Che cos’è la resilienza: in sintesi, i vari manuali di psicologia, definiscono la resilienza come la capacità, da parte di un individuo, di far fronte agli eventi traumatici ed improvvisi che cambiano la sua vita, la sua quotidianità, la sua “zona confort”. Come?! In modo flessibile, costruttivo, reattivo, adattivo, riuscendo cosi a riorganizzare positivamente e in maniera ego sintonica (cioè in sintonia con il proprio Io) la propria vita e a reinventarsi in modo sempre nuovo e originale
Come possiamo sviluppare la resilienza in questa prima importante fase? Ovviamente ci sono moltissimi professionisti pronti a guidarci, sostenerci, accompagnarci in questo percorso, e naturalmente questo articolo non ha assolutamente la pretesa di sostituirsi a loro. Semplicemente viene fatta una rassegna di 10 semplici accorgimenti, che sono stati da me estrapolati da vari siti di psicologia che parlano della resilienza nella vita di tutti i giorni o nell’ambito professionale, e poi riadattati e ricontestualizzati allo scopo di poter aiutare tutte quelle persone, che la psicologia sociale chiama comunemente “soggetti naif”, ad avvicinarsi al concetto di resilienza:
1. Be confident!!! Credi in te stesso!! Nel cv, nella lettera di presentazione, nel primo colloquio, ecc…è molto importante riuscire a trasmettere un’immagine motivata, ottimista, positiva, forte e sicura (ma pur sempre con quella giusta dose di umiltà e di consapevolezza di chi sa che c’è sempre qualcosa da imparare) sia di se stessi, che delle proprie potenzialità (future) e prestazioni (passate). Dinnanzi alla perdita di un posto di lavoro, la prima cosa che viene a mancare è proprio questa immagina di se stessi. Quindi, essere una persona resiliente significa fermarsi e prendersi il giusto tempo per “ricostruire un’ immagine vincente di se stessi”. Se non ci crediamo noi, perché dovrebbero crederci gli altri?!
2.cercare di evitare di percepire quello che si sta vivendo come insuperabile, intollerabile, senza fine. Un tale atteggiamento purtroppo può solo portare alla chiusura in noi stessi, all’apatia, alla rassegnazione e ancora una volta, questi atteggiamenti vengono inevitabilmente trasmessi agli altri. Quindi, essere una persona resiliente significa cominciare a pensare che alla fine del tunnel, c’è sempre una luce e che prima o poi “la ruota gira per tutti”. Se però vogliamo che cominci a girare, dobbiamo darci da fare, perché non può certo iniziare a girare da sola!!!
3.questo non vuol dire, ovviamente, fare finta che non sia successo nulla, rifiutarsi di accettare la situazione o atteggiarsi sempre a vittima del destino o delle ingiustizie, perché in fondo “…l’esperienza non è altro che la somma degli errori che si sono commessi, ma solo se ce li ricordiamo e se ci ragioniamo sopra..”, quindi, essere una persona resiliente significa prendere atto di quello che è successo, analizzare le cause in modo obiettivo e costruttivo, mettersi in discussione: perché è successo? avrei potuto evitarlo? sono io la causa!? SI?! Bene, che mi serva da lezione per non ripetere gli errori del passato. ”Errare humanum est, perseverare diabolicus”, quindi si deve andare avanti; NO?! Bene lo stesso, visto che non posso cambiare la situazione e che non è stata colpa mia, è inutile rimuginarci sopra, quindi andiamo avanti e ricordiamoci che dobbiamo farla iniziare a girare questa benedetta ruota!!!
4.da dove iniziamo? Per essere una persona resiliente dobbiamo innanzitutto porci degli obiettivi. Rubando un termine all’ambito del MBO: questi obiettivi devono essere SMART ovvero specifici, misurabili, attraenti (e se non lo sono dobbiamo fare in modo che lo diventino), realistici ovvero raggiungibili e con delle tempistiche più o meno ben stabilite.
5.non solo dobbiamo porci degli obiettivi, ma anche fissare delle tempistiche. Essere una persona resiliente significa saper prefissare dei macro obiettivi a lungo termine, per non rimanere delusi e demotivati, e dei micro obiettivi a breve termine, più facili da raggiungere, già prevedendo che inevitabilmente ci potranno essere imprevisti e ritardi
6.bene, dopo che sono stati posti degli obiettivi, non aspettiamo che siano i recruiters a chiamarci dal nulla! Essere una persona resiliente significa agire!!! Significa ingegnarci e seminare. Attenzione però, questo non vuol dire cominciare a mandare cv in modo sconclusionato e all’impazzata, bensì laddove e’ possibile, significa rivolgersi a degli esperti, ma anche imparare ad autogestirsi, creando un piano di lavoro per avere sottocontrollo, in modo ordinato e continuato, quello che si sta facendo – tempistiche, strumenti di ricerca a disposizione, lista dei destinatari, opportunità, obiettivi da raggiungere, ecc.. (per chi lo conosce, il diagramma di Gantt può essere un ottimo strumento di supporto)
7.nonostante il brutto momento che si sta vivendo, essere una persona resiliente significa sempre e comunque cercare delle opportunità di crescita. Come? informandoci, frequentando corsi, aggiornando le proprie hard e soft skills, imparando anche a reinventarci se il mercato del lavoro ce lo richiede, cercando e creandoci nuove opportunità come per esempio quella di provare a trasformare, in una nuova professione, quello che fino a quel momento e’ stato solo un hobby o volontariato..
8.continuare a coltivare e mantenere buoni rapporti sociali: chi sta affrontando un momento drammatico, come quello per esempio del licenziamento, spesso finisce per chiudersi in se stesso, per isolarsi. Invece essere una persona resiliente significa riuscire sempre e comunque a mantenere e creare buoni rapporti con gli amici e con i propri affetti, con le persone che ci circondano, e perché no, anche con il mondo dei social. Questo perché una persona che si chiude in se stessa, che vive nella sua rassegnazione, che non ha rapporti con nessuno, è una persona che 1) perde opportunità (il passaparola e’ uno strumento molto importante nella ricerca di un lavoro); 2) nel caso dovesse essere chiamata per un colloquio, inevitabilmente trasmetterebbe questa sua apatia, questo suo vuoto che la circonda e questo non può definirsi certo un buon biglietto da visita (e si ritorna al punto 1). Come si suol dire: l’unione fa la forza e aiuta a far girare la ruota anche più velocemente!!
9. ricordiamoci che nel punto 1 abbiamo evidenziato quanto sia importante dare un’immagine di sé forte, positiva, di chi crede in se stesso e di chi si apprezza; quindi, essere una persona resiliente significa anche curare la mente e il corpo a tale scopo. Come?! Coltivando hobby, facendo volontariato, continuando a curare la propria immagine fisica, offrendo un’ immagine di sé ordinata e curata grazie all’igiene, all’alimentazione, all’attività fisica. Ne gioverà anche lo spirito e ancora una volta questi aspetti verranno colti inevitabilmente da chi ci circonda.
10.mantenere la speranza! Questo è uno degli aspetti più difficili quando si hanno continuamente dei rifiuti. Diventa quasi scontato rassegnarsi, sentirsi dei falliti, rinunciarci e invece deve essere proprio il contrario!!! La ruota gira anche grazie alla speranza e all’ottimismo! Quindi essere una persona resiliente non significa negare i problemi o vivere in un proprio mondo dove tutto è rose e fiori, bensì essere in grado di mantenere la speranza, nonostante le spine. E, se proprio non ci si riesce (che è assolutamente umano), bisogna fermarsi e ammettere a se stessi che abbiamo bisogno di aiuto da parte di specialisti per ritrovare la speranza perduta o, se non è proprio possibile, che dobbiamo tornare al punto 1..e ricominciare..magari seguendo altre strade e altre opportunità.
Bibliografia consigliata:
- Sebastiano Zanolli “Alternative. Aspira al meglio, preparati al peggio e tieni sempre pronto un piano B”
- Daniel H. Pink “Drive. La sorprendente verità su ciò che ci motiva nel lavoro e nella vita”
- Carol Dweck “Mindset – Cambiare forma mentis per raggiungere il successo”
- Gian Luca Rosso “Le mie soft skills. Dalla ricerca scientifica al successo”
- Marco Vigini “Networking & Lavoro. Come valorizzare le relazioni professionali”
- Stefano Mini “I 7 segreti del colloquio di lavoro: come stupire il datore e farti assumere”
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