Uno sguardo al benessere lavorativo

 

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Uno sguardo al benessere lavorativo

di Giulia Scandurra

Si parla tanto di benessere lavorativo, soprattutto a seguito del D.Lgs. n. 81 del 2008 il quale ha reso evidente l’importanza di valutare i rischi da stress lavoro-correlato e di promuovere iniziative per correggerli o prevenirli. Le necessità oggi dettate da un mondo del lavoro instabile e in continuo mutamento, spingono ad occuparsi di miglioramento della qualità del lavoro; di sviluppo e gestione delle risorse umane; di responsabilizzazione dei lavoratori circa le capacità che possiedono e che possono spendere all’interno dell’organizzazione di cui fanno parte.

Che cosa si intende per benessere lavorativo?

È un concetto che valuta la qualità della vita lavorativa, ed è un fattore determinante della produttività dell’individuo. Teniamo bene a mente che parlare di benessere lavorativo equivale a parlare di benessere fisico, psicologico e sociale dei lavoratori facenti parte di un’organizzazione, e che quest’ultima è considerata struttura efficiente se al suo interno è dotata di un personale soddisfatto e di un clima sereno e partecipativo (Franco, Gregori, & Marcone M.R., 2012). Il tema del benessere lavorativo si pone all’interno della valutazione dell’importanza che assume, per la salute dei lavoratori, una corretta organizzazione del lavoro e gestione dello stress lavoro correlato. Benessere lavorativo non è solo lo stato soggettivo di coloro che lavorano in un determinato contesto organizzativo, ma l’insieme dei fattori che contribuiscono a determinare la soddisfazione del lavoratore.

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Che cosa rappresenta il passo in più nella realizzazione del benessere lavorativo?

La chiave per mantenere l’efficacia del funzionamento della forza lavoro è un riflesso della propria soddisfazione nel lavoro e nella vita. Per affrontare benessere e produttività dei lavoratori in modo efficace, una particolare attenzione deve essere rivolta alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro (Schulte & Vainio, 2010).

L’analisi dei fattori organizzativi che minacciano la salute del lavoratore, causa di malessere psicofisico, conseguenza di scarsa performance e risultati negativi che si riflettono direttamente nell’organizzazione stessa, viene affiancata parallelamente all’analisi dei fattori biologici, psicologici e sociali. Le singole persone vengono incoraggiate a migliorare la loro salute fisica e mentale e la salute organizzativa iniziava ad essere considerata un valore aggiunto, attraverso l’utilizzo di politiche di prevenzione e promozione della salute stessa (Di Nuovo & Zanchi, 2008)

Verso una nuova prospettiva.

Una prospettiva nuova ed originale che mette insieme aspetti soggettivi ed organizzativi del funzionamento dell’azienda e degli individui all’interno di essa è quella proposta da Rispoli (2001) nell’ambito della psicologia funzionale. In questo approccio l’azienda è considerata come un organismo vivente e la persona come un individuo multidimensionale i cui funzionamenti di fondo (controllo e adeguamento, contatti e condivisione, creatività e conformismo, guidare ed essere guidati, ecc.) trovano parallelismi ed interazioni complesse con i funzionamenti aziendali (tempi, spazi, atmosfere). Nell’organismo-azienda il benessere deve essere riferito a tutti i molteplici aspetti dell’azienda stessa, ai suoi funzionamenti interni e profondi, che ne costituiscono le “radici” del funzionamento, ma che sono intimamente connessi a quelli del singolo lavoratore. Benessere personale e benessere aziendale non si contrappongono, ma si potenziano a vicenda (Rispoli, 2001).

Bibliografia

 

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Giulia Scandurra
Sono specializzanda in Psicologia Sociale, del Lavoro e delle Organizzazioni. L'interesse per il mondo delle Risorse Umane mi ha spinta ad intraprendere questo percorso di studi, ed ogni giorno mi spinge ad accrescere le mie conoscenze e competenze a riguardo, ricercardo sempre opportunità che mi diano la possibilità di acquisire esperienza professionale e che siano, allo stesso tempo, occasione di crescita personale. Credo fortemente che il vero valore aggiunto di un'organizzazione siano le persone e che il lavoro può essere felicità; quel che serve è un atteggiamento positivo e una cura ed attenzione al rapporto tra individuo-organizzazione.

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