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Stress interview: sì o no?

Caratteristiche, criticità e aspetti controversi del colloquio più temuto

di Anna Maria Giannelli

La stress interview si può annoverare tra le tipologie di colloqui di selezione più temute dai candidati, per via delle domande impreviste e alquanto singolari che la contraddistinguono. Ma c’è da riconoscere che questo è un momento altrettanto critico e complesso da gestire per i recruiter stessi, i quali si trovano a valutare la “resistenza psicologica” del candidato, mirando comunque ad una performance il quanto più autentica possibile.

In questo articolo esamineremo le tecniche più utilizzate per condurre una stress interview analizzando contestualmente le criticità e gli aspetti controversi di questo strumento di selezione.

 

INDICE

 

Cos’è una stress interview

Per stress interview intendiamo una particolare modalità di colloquio di selezione psico/attitudinale, alquanto rara, implementata dal selezionatore per mettere il candidato sotto pressione attraverso domande volutamente provocatorie per portarlo fuori dalla sua zona di comfort e testarne la capacità di resistere a situazioni di tensione e/o sovraccarico di lavoro.

Obiettivi del recruiter

La stress interview nasce con l’intenzione di sondare la capacità di reazione (soprattutto di candidati molto giovani) a situazioni impreviste e in contesti professionali estremamente dinamici e stressanti. Nello specifico mira a:

  • sollecitare il candidato per testarne motivazione e determinazione;
  • verificarne self control, pensiero critico e capacità di problem solving in specifiche circostanze;
  • provarne perspicacia e tenacia;
  • verificarne il livello di autostima e sensibilità;
  • ottenere reazioni e risposte sincere e non preconfezionate;
  • identificare modalità di reazione a situazioni imprevedibili e avverse, infatti il focus non è cosa ma su come si risponde.

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Tecniche di stress interview

L’atteggiamento del reclutatore è ciò che caratterizza maggiormente questo strumento di selezione e prevede:

  • lunghi silenzi;
  • domande complesse o confuse;
  • interrogativi incalzanti;
  • tono autoritario e intimidatorio;
  • non prestare attenzione;
  • sminuire i risultati professionali che il candidato racconta di aver ottenuto.

Domande principali

Tra le domande principali rivolte al candidato ci sono:

  • Come pensi stia andando questa intervista?
  • Come gestisci le critiche immeritate di un superiore?
  • Ti è mai capitato di non andare d’accordo con un superiore?
  • Come affronteresti un collega che si prende il merito del tuo lavoro?
  • Perché non hai ottenuto di più nella tua carriera?
  • Come mai hai preso 110 e non la lode?
  • Non capisco come tu ti distingua dagli altri candidati: che hai di diverso?
  • Ma con questo CV pensi davvero di essere idoneo per questo ruolo?
  • Come mai sei stato licenziato dal tuo incarico precedente?

Molto diffusI sono domande o indovinelli senza una risposta ben precisa come:

  • Cosa cambieresti di una lampada da tavolo?
  • Quanti passi hai fatto per arrivare in questo ufficio?
  • Quante vie ci sono a Milano?

Dilemmi etici

Negli ultimi anni la stress interview è stata al centro di discussioni e dibattiti per via della sua natura eticamente dubbia, più vicina ad un interrogatorio che ad un colloquio di lavoro. Gli esperti sono divisi ma non ci sono prove che dimostrino in maniera certa che saper affrontare una stress interview significhi saper gestire lo stress nel contesto lavorativo.

Alcune ricerche evidenziano che le stress interview non siano la scelta ideale per ottenere risposte sincere dai candidati e, nel lungo termine, sarebbero addirittura controproducenti per l’azienda stessa e la sua immagine. Infatti, i candidati si dimostrano più aperti e predisposti alla condivisione di informazioni personali quando si sentono tranquilli e a loro agio, piuttosto che sotto pressione.

Inoltre, come dimostra uno studio del 2017 condotto dalla National Taipei University of Technology1, esiste una relazione negativa tra questa tipologia di colloquio e la percezione dell’azienda da parte dei candidati, la quale influisce inevitabilmente sull’attrattività e la reputazione della stessa come datore di lavoro. Per questo motivo, potrebbe accadere che, pur essendo stato selezionato, un candidato scelga di rifiutare la posizione perché non condivide questo tipo di approccio o, peggio, decida di esprimere il suo malcontento tramite passaparola o sui social dopo essersi sentito sminuito o addirittura umiliato2.

È buona norma che l’intervistato sia informato, al termine del colloquio, di essere stato sottoposto a questo tipo di intervista per evitare fraintendimenti ed è, inoltre, opportuno far condurre stress interview solo a persone esperte e qualificate che conoscano approfonditamente le tecniche di intervista e le relative metodologie di valutazione.

E tu che ne pensi? Ritieni che la stress interview sia efficace ed eticamente accettabile? Credi abbia ripercussioni così importanti sull’Employer Branding?

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Questo articolo è offerto da:

Anna Maria Giannelli
Ho alle spalle un percorso di studi trasversale (lingue straniere, comunicazione, marketing) che mi ha consentito di sviluppare competenze interculturali, comunicative e digitali estremamente utili per guardare al mondo dell’HR Management da più angolazioni.

 

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