Il Diversity Management come strumento di inclusione nelle diversità organizzative

ADV

 

 

Il Diversity Management come strumento di inclusione nelle diversità organizzative

di Melania Siracusano

Spesso si sente parlare di diversità e, più nello specifico della diversità individuale, che calata nel contesto sociale, si adatta ai più svariati ambiti della vita sociale.

Questi possono essere nell’ambito educativo, nella divulgazione nel superamento di limiti e preconcetti, nelle istituzioni che regolano e producono norme per la società, gestendo e ponendo la giusta attenzione alle diversità di genere, e ancora in ambito lavorativo.

In quest’ultimo caso facciamo riferimento al Diversity Management come strumento di inclusione nelle diversità organizzative e di business. Con tale termine si intende l’applicazione da parte delle aziende di strategie che, per incontrare nella pratica il tema della diversità, poggiano su due elementi fondamentali:

– la tendenza dell’impresa a considerare la diversità come un fattore incisivo verso i fini organizzativi;

– la propensione dell’impresa stessa a ritenere la gestione delle diversità̀ dei lavoratori non come un costo/problema ma piuttosto come una risorsa/opportunità̀.

L’azienda che adotta una risposta strategica orientata in tal senso, è un ente che comprende come la diversità incida a livello organizzativo e sa che la sua gestione costituisce, specialmente nel lungo periodo, una fonte essenziale di opportunità.

Per questo motivo le imprese che condividono questo approccio, tenderanno a mettere in atto pratiche di risorse umane volte alla valorizzazione delle diversità dei lavoratori, integrandole con le strategie di business.

L’approccio del Diversity Management, promuove un profondo cambiamento organizzativo e culturale interno, indirizzato da una apposita strategia di azione che ricerca l’integrazione delle diversità all’interno dell’impresa. Del resto è indubbio che siamo di fronte a una società sempre più globalizzata, caratterizzata da un crescente flusso di persone.

Quindi oltre a un’evoluzione a livello legislativo per la regolamentazione di tali flussi migratori, i tempi contemporanei hanno fatto sentire forte la necessità di instaurare anche strategie di business che riflettessero tale evoluzione.

Diventa fondamentale quindi per l’imprenditore avere la capacità di saper uscire fuori dagli schemi e da quei preconcetti radicati nella società, divenendo in grado di affrontare le sfide legate alle diversità di ogni genere.

Possiamo infatti intendere il Diversity Management come il superamento delle politiche per le pari opportunità, che spesso si limitano a proteggere, ma non a includere. Tutto ciò è figlio di questa evoluzione, in cui a poco a poco, si è fatta sempre più forte l’esigenza di percorrere nuove strade.

Le sfide portate avanti da questo approccio sono molteplici, riguardano la diversità di età, di genere, culturale, di disabilità e tecnologiche. Non a caso queste ultime due, disabilità e tecnologie, sono spesso legate tra loro.

ADV

Questo momento storico, post pandemico, in cui si sono finalmente scardinati le metodologie rigide che prevedevano approcci lavorativi troppo standardizzati, è divenuto decisivo per la creazione di nuovi modelli innovativi. Basti pensare al nuovo modello di smart working. Modello al quale abbiamo ricorso in un primo momento per l’emergenza Covid del 2020 ma che, successivamente, è stato analizzato e studiato, riconoscendone gli effetti inclusivi.

La possibilità di un maggior equilibrio vita- lavoro, non solo ha rappresentato un miglioramento degli standard di vita individuali, ma soprattutto ha concretizzato la possibilità per molti lavoratori con disabilità di poter fornire il proprio contributo, con più praticità, in modo più agevole, fluido e, spesso rimanendo in un luogo (che fosse casa, o spazi di co-working, o qualunque altro luogo) che, durante le ore di lavoro possa fornire il supporto necessario. 

Questi talenti erano spesso fuori dal mondo del lavoro e dalle opportunità che questo riservava, solo perché non nelle condizioni di raggiungere il luogo di lavoro e rispettare quelle tempistiche lavorative troppo spesso troppo rigide.

Le modalità di lavoro inclusive, in questo caso specifico applicate alla tecnologia del lavoro remoto, agiscono sui concetti di riconoscimento e di identità di cui accennato nel capitolo precedente, indispensabili per lo sviluppo di ogni individuo all’interno di una società.

Seppur di Diversity Management se ne parla da qualche anno, la strada da percorrere in Italia è ancora lunga, al contrario di quanto accade nei paesi anglosassoni e nord europei e, il discorso della gestione delle diversità è ancora estremamente inesplorato. 

Uno dei nodi centrale della psicologia sociale resta quello di rendere conto dell’incessante rapporto di causa-azione reciproca fra livello individuale e sociale, ossia il rapporto ambivalente dell’individuo nei riguardi del gruppo, dove l’uno influenza e agisce sull’altro.

Ma è solo il superamento degli schemi che si vengono a precostituire all’interno dei gruppi, che può permettere all’individuo di assumere nuove forme e creare nuove dimensioni. Correlato da doti, caratteristiche, visioni, culture e pregressi del tutto singolari, il soggetto risulta capace di intervenire in questi schemi.

A tal fine, possiamo concludere che la gestione positiva nei confronti delle relazioni sociali, porta l’individuo a beneficiare di importanti vantaggi:

maggiore autostima: quando i soggetti riescono a gestire i conflitti sperimentano di essere in possesso di risorse e capacità idonee al fronteggiamento di situazioni difficili. Abbiamo visto come la promozione di una buona autostima è alla base dello sviluppo, del pensiero critico che può rivelarsi utile a contrapporre il bisogno di continue approvazioni dall’esterno, minimizzando la tendenza ad uniformarsi agli altri per sentirsi parte del gruppo. Più sentiamo di essere chi vogliamo essere, più saremo capaci di difendere le nostre idee e uscire dagli schemi promuovendo noi stessi e nuove soluzioni;

aumento della creatività: la gestione positiva del conflitto implica l’utilizzo del pensiero divergente e della creatività̀, essenziali per riuscire a produrre idee e soluzioni appropriate alla situazione conflittuale. Non esisterebbe società funzionale che non si sviluppo attraverso le innovazioni e le nuove idee che partono dal singolo e si propagano nel collettivo;

migliori relazioni sociali: la gestione del conflitto implica un maggiore grado di conoscenza e di relazione tra i soggetti interagenti, e un incremento delle competenze relazionali;

Abbiamo quindi fatto cenno ad una società sempre più fluida, in cui le separazioni nette non incontrano più le esigenze del collettivo, che sempre più avverte la necessità di sentire l’unicità di ogni singolo e il superamento dei suoi limiti.

I temi sui quali può essere adattata questa analisi possono essere dei più svariati (diversità, culturale, fisica, di età, di genere, di classe, turistica e, tanto altro).

In ogni ambito la diversità può e, deve essere, il punto di inizio e mai di fine.

***

Bibliografia consigliata:

 

Questo articolo è offerto da:

Melania Siracusano
IT Specialist
Futura coach, Dottoressa in Scienze Politiche nel 2006 e in Discipline Psicosociali nel 2022. Lavoro in ambito IT e sono appassionata su tutto ciò che riguarda sviluppo personale e di carriera e quindi tutti gli aspetti del mondo HR, di Psicologia del Lavoro e Psicologia delle organizzazioni.

Altri articoli di questo autore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *