Felicità e Lavoro

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Felicità e Lavoro

di Roberto Santoro

Si chiama Chief Happiness Officer, arriva dagli Stati Uniti (sorpresi?) e sviluppa la felicità sul posto di lavoro. Il 55,8% delle aziende, si è accorta che se una persona è felice sul posto di lavoro è anche più motivata e lavora in maniera più produttiva secondo uno studio effettuato su Milano da Valore D e Boston Consulting Group.

Non che forse ci volesse uno studio per stabilire la teoria di fondo, ma che se ne siano accorte la metà delle aziende, questo può far percepire dove si sta spostando la corrente. In un mercato sempre più competitivo, dove i talenti vengono tentati da diverse organizzazioni, nel welfare entra la felicità come indicatore di salute aziendale.

Sempre nello studio citato, viene sottolineato che sono poche le aziende che misurano effettivamente la felicità e, spesso, lo fanno con indicatori tradizionali come il basso turn over e l’assenteismo invece di usare nuovi parametri come il grado di soddisfazione, la crescita del brand e la diminuzione degli infortuni.

Che in un panorama generale il personale non sia più visto come un semplice numero sostituibile è già un grande passo avanti.

Di aziende che “se no sei tu, sarà un altro” ce ne sono ancora molte, ma un cambiamento sta iniziando. Se la nostra organizzazione ancora non applica questo dito di welfare o vuoi essere tu a portare questo cambiamento diventando uno chief happiness officer, ecco qualche consiglio.

Iniziamo con aiutare gli altri
Cosa hai fatto di recente per rendere felice un collega? No, non parliamo di aver fatto il lavoro al posto suo così che potesse leggere il giornale; o timbrare il suo cartellino in stile sanremese perché andasse a fare canottaggio. Parliamo di azioni di gentilezza nei confronti di un collega (offri aiuto con un progetto, fai un complimento sincero, fai spuntare un sorriso in un momento difficile, offri un caffè, etc).
Se un collega è in difficoltà, invece di parlare di lui con gli altri, aiutalo.

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Dedichiamo del tempo ai colleghi
Fermati a parlare con qualcuno alla macchinetta del caffè, instaura nuove relazioni, siediti ad un tavolo con persone nuove a mensa, connettiti con le persone e mantieni questi rapporti.
Un buon rapporto con gli altri, sul posto di lavoro, ci aiuterà a sorridere di più, ad alleviare la tensione, stimolare la creatività e migliorare le prestazioni.

Non fermarti, impara cose nuove
Prova a fare cose per la prima volta; impara da un collega, segui il modus operandi del capo, leggi un libro inerente un argomento che può aiutarti sul lavoro. Anche cose piccole, come installare una nuova app sul tuo smartphone o capire come far funzionare excel senza che ti sembri aramaico.
Imparare cose nuove ci fa sentire bene, ci mantiene curiosi ed entusiasti, inoltre ci dona un senso di successo e realizzazione che aumenta la fiducia in noi stessi.

Rimani positivo
Le emozioni positive, oltre che farci stare bene, ci permettono di lavorare meglio aumentando la nostra capacità di affrontare situazioni negative e la nostra flessibilità. Allenati ad essere positivo quindi in ogni situazione ed a guardare il bicchiere mezzo pieno svolgendo compiti che ti fanno stare bene, sorridendo e cercando di dire qualcosa di positivo quando si entra in ufficio. La reazione degli altri potrebbe sorprenderti.
Lasciamo fuori la negatività.

Stare bene con noi stessi
Su questa parte, rimando a Massimiliano Goriup (www.goriup.it), un counselor mio amico che sicuramente ne sa più di me. Io mi limito a suggerire di chiedere a un collega o al capo di dirti quali pensa siano i punti di forza per cercare di usarli di più nel lavoro. Cerca di essere con te stesso gentile allo stesso modo in cui lo sei con gli altri (sperando tu lo sia).
Guarda ai tuoi errori come ad altrettante opportunità di crescita (quante volte lo hai suggerito ai tuoi colleghi quando si sentivano giù, ma poi non lo hai fatto per te stesso?) e celebra i tuoi successi, anche se piccoli.

Sviluppa la resilienza

“Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi”
“In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà”
Quindi la capacità di gestire lo stress in modo sano, esercitandosi a riflettere prima di agire ed a mantenersi ad un certa distanza dai problemi, che non vuol dire fuggire e scansarli nascondendosi, ma guardarli dall’esterno.
Avremo un senso di stima e soddisfazione più elevato, saremo in grado anche di aiutare maggiormente i colleghi e soffriremo meno gli effetti negativi dello stress.

In che azienda lavori? Applicano già il welfare della felicità? Poco importa, se non lo fanno, diventa tu apripista e porta la felicità nella tua azienda, per il bene tuo e dei tuoi colleghi.

Lettura consigliata:

Vanessa Ruffini “Felicità al lavoro. Dal benessere alla produttività con il chief happiness officer” – Editore: Il Sole24 ore

Bibliografia consigliata

Roberto Santoro
Master in gestione del personale e ho gestito, in molteplici occasioni, diversi team occupandomi del raggiungimento dei risultati, della selezione e della formazione. Negli ultimi 4 anni mi sono occupato per conto di una controllata del Gruppo Telecom Italia S.p.A. della gestione di punti vendita, del recruiting e della formazione delle nuove risorse nell’area del Triveneto, ricevendo diversi riconoscimenti professionali. Come volontario ho organizzato grandi eventi sia nazionali che internazionali, occupando per due volte, come capo equipe, il ruolo di responsabile della struttura ospitante di autorità di alto livello e per sei anni in eventi internazionali occupandomi dell’accoglienza delle delegazioni straniere.

 

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