Come salute mentale e produttività convivono nel mondo aziendale
“La salute mentale non vale un investimento”
Questa affermazione è frutto dell’ultima battaglia sostenuta in campo politico, durante il quale il bonus psicologico è stato bocciato, riponendo nel cassetto i manuali di psicologia dove il benessere psicologico è trattato in molte teorie.
Ovviamente la risposta è sì la salute vale, soprattutto in questo momento storico che stiamo vivendo dove il lockdown e la paura di uscire, hanno costituito il focolaio di molte patologie, tra cui ansia, frustrazione e paura.
Negli ultimi anni è cambiato il modo di intendere il concetto di benessere psicologico in azienda, si è passati dal mero danaro al work life balance, che è fondamentale per la produttività del singolo lavoratore.
Il Covid, ha fatto sì che il benessere psicologico, dato il lavoro in smart working, tornasse protagonista donando ad ogni singolo lavoratore emozioni mai prima incontrate, questo non perché il concetto di lavoro è mutato, ma perché la libertà è maggiormente raggiungibile da chi lo ha sperimentato il lavoro agile.
Salute mentale e produttività, possono coesistere assieme? La risposta è sì perché se non stiamo bene con noi stessi, difficilmente performeremo in maniera ottimale, dato l’intralcio in noi di status negativi, che non permettono di raggiungere gli obiettivi assegnati.
Il benessere psicologico non è nuovo nella storia, durante i conflitti post bellici ad esempio l’aumento del disturbo post traumatico da stress talmente era elevato che si intervenne per riportare l’omeostasi positiva negli individui. Questo contributo vuole essere il divulgatore della salute psichica di ognuno di noi, illustrando come anche in azienda si possa raggiungere il buon benessere psicologico, cosi chi ne benefica è sicuramente la produttività e i KPI che ci vengono assegnati.
Il benessere dai tempi post bellici ad oggi
L’idea che eventi negativi ad elevato impatto stressante possono dare uno scossone alla nostra vita risale ai tempi post bellici, dove i soldati sviluppavano la sindrome post traumatica da stress.
Scorrendo le pagine della nostra storia, ritroviamo Taylor, dove lui osservando gli operai all’opera notò che in catena di montaggio, gli operai andavano in alienazione.
Ai giorni nostri ritroviamo il Burnout degli operatori di aiuto come medici, sanitari e assistenti sociali
Cosa si intende per benessere? Distinguiamo due tipologie, quello individuale dato dalla condizione in cui ognuno di noi si trova e quello organizzativo, ossia la capacità di ogni azienda nel promuovere il benessere fisico, cognitivo e psicologico verso i lavoratori.
Il benessere dipende dalle dinamiche si sviluppano in un singolo ambiente, il clima lavorativo, se tendente verso lo stress, la pressione, la denigrazione si configura come negativo, quindi nocivo, se tendente al dialogo, al confronto, alla comunicazione è salutare per il lavoratore.
Ogni essere umano quotidiamente si reca al lavoro, se non sussistono condizioni idonee alla buona salute mentale in quel contesto in cui siamo inseriti, prima o poi il lavoratore non produrrà in maniera efficace, cercando di annientarsi prima come persona poi come lavoratore, andando ad innescare lo stress applicato al lavoro, le cui conseguenze sono disastrose.
In conclusione la salute mentale deve essere considerata dal datore di lavoro perché vive in simbiosi strettissima con i KPI che ci vengono assegnati
Le modalità con cui entrambi possono coesistere sono molteplici, in primis ad esempio ascoltando le problematiche del lavoratore, per evitare che vada via una risorsa valida che abbiamo inserito in organico.
Come Benessere psicologico e produttività coesistono
Benessere psicologico e produttività coesistono in stretta sinergia, da uno status interiore positivo ne scaturisca l’appartenza per l’azienda nel quale si è inseriti.
Affinché avvenga la sinergia, entrambi i protagonisti, Azienda e singola persona devono collaborare quotidianamente per raggiungere il clima organizzativo utile per produrre.
L’ascolto attivo di fronte ad una problematica esposta sia dal dipendente che dal datore di lavoro, è una della prime strategie fondamentali, che rende l’idea di disponibilità e problem solving.
Come Benessere psicologico e produttività correlano?
- Work life balance: il dipendente si sente maggiormente propenso alla produttività in quanto durante la sua giornata, riesce a soddisfare le esigenze personali, organizzandosi con il suo operato;
- Feedback continuo: La valutazione di come si sta andando piuttosto che dare una gratificazione, un rinforzo positivo, fa sentire il dipendente motivato, appartenente all’azienda e maggior autostima verso se stessi;
- Fiducia al dipendente: Controllo quotidiano o fiducia? Credere nelle capacità del dipendente crea in quest’ultimo la competenza di autonomia ed autoimprenditorialità, dove la responsabilità verso i propri compiti da portare a termine cresce maggiormente.
La panoramica Italiana in tema di benessere psicologico è ancora poco chiara, sforzi devono essere compiuti, ma grazie allo smart working si inizia a prendere consapevolezza soprattutto i dipendenti, non ha caso in altri continenti come in America, ci si inizia ad allontanare dalle realtà imprenditoriali che non sono propensi alla salute mentale dei lavoratori.
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